A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Riprendiamo il discorso artistico relativo alla chiesa di Sant'Eugenio, sita come noto in via del Turchino, nei pressi di piazzale Cuoco, ed interrotto nello scorso articolo dopo aver esaminato il transetto.
All'ingresso, sulla sinistra, in posizione defilata si trova la "Nicchia del Crocifisso", così detta per via del crocifisso Seicentesco che ospita; si tratta di un vano poligonale di mattoni con finestrelle a blocchi policromi di vetrocemento, opera di Padre Costantino Ruggeri, che li ha trasformati in "vetrata informale"; da notarsi anche il pavimento abbassato, la mensola di pietra serena e l'originale cancelletto (anch'esso opera di Ruggeri), di pregevole invenzione e fattura.
Proseguiamo ora con il presbiterio: in esso sono ben visibili l'altare, il leggio e la grata, tutte opere di Costantino Ruggeri; per quanto riguarda l'altare va sottolineato che si tratta di un altare di serizzo con mensa monolitica, ossia composta da un unico pezzo di grande spessore, poggiante su una base (della stessa pietra) e con inserita una croce bronzea.
Alle spalle dell'altare, sull'abside, è presente un affresco, pittura celebrativa della Chiesa Universale Militante, Trionfante e Parrocchiale. Essa celebra le dimensioni orizzontale e verticale della religione cattolica, e vi si notano persone in atteggiamenti inconsueti, quali ad esempio la Vergine Maria in posizione di Mediatrice tra la chiesa celeste e quella terrena oppure un laico in cielo (Contardo Ferrini, un milanese) o ancora il primo vescovo di pelle scura consacrato da Papa Giovanni XXIII oppure infine il cardinal Montini, che ha voluto la chiesa, e trasmette al parroco il dono simbolico del papa. L'opera è stata dipinta dal pittore Glauco Baruzzi, già titolare di cattedra all'Accademia di Brera, cui venne tra l'altro affidato l'incarico di decorare la Basilica della Natività a Nazareth.
Vi sono poi altre opere artistiche quali ad esempio la via crucis in bronzo, sita sulla parete destra della navata, e costituita da quattordici formelle a bassorilievo delle dimensioni di cm 40 x 60; ma sicuramente merita una menzione più approfondita la vetrata posta sulla controfacciata nel 2002 ed eseguita dalla Vetreria Eugenio Cerioli su disegno di Benedetto Pietrogrande, scultore milanese di cui si ricorda ad esempio il bassorilievo del Centenario dell'Istituto Gonzaga a Milano, oppure l'opera svolta nella chiesa di Cristo Risorto a Lavagna, in Liguria, dove pure lavorò Padre Ruggeri.
Cuore della vetrata e centro di tutta la composizione figurativa è l'agnello, sbalzato a chiaroscuro dalla morte ed entrato nella luce. Intorno all'agnello due segni forti: la croce, che si viene a comporre attraverso l'incontro di due fasci di luce, come già detto nel precedente articolo, e una serie di cerchi, che accentuano la centralità dell'agnello e contribuiscono a creare unitarietà nella composizione.
Intorno all'agnello affiorano i simboli dei quattro evangelisti, sfumati nell'immagine, creando circolarità. Ecco allora, suggeriti ma non imposti, apparire i quattro simboli: partendo dall'alto a sinistra, e procedendo in senso antiorario, un angelo rappresenta Matteo, un leone Marco, indi un toro, a rappresentare Luca, ed infine un'aquila per Giovanni.
Nella parte inferiore della vetrata il fascio di luce che irrompe sull'agnello prosegue illuminando l'altare dell'eucaristia, ed infatti in basso a destra sono facilmente identificabili il calice del vino ed il pane eucaristico. A sinistra invece si trova un cero immerso nell'acqua: quest'ultima ricorda il battesimo e la rinascita a nuova vita, e il cero rappresenta la luce di Cristo che illumina il cammino degli uomini verso la casa del Padre.
Infine, la parte in basso a destra accenna alla natura, e con la sua simbologia, usando le parole dell'autore, ci indica "la ricapitolazione in Cristo di tutto il creato"; tutte le creature sono cioè in movimento verso Cristo, ed il cosmo intero partecipa dell'evento della risurrezione: il mare e gli oceani, la vegetazione, il cielo.